Secondo i dati diffusi da uno studio dell'Istat sul 2012, si esprime esclusivamente in dialetto solo il 9% della popolazione. Un bel risultato, soprattutto se paragonato a quello del 1995 quando la quota era ben più alta e raggiungeva il 23,7%.
E non è tutto, l'Istat ha fotografato anche la capacità degli italiani con l'uso delle lingue straniere. Ma in questo caso l'immagine che ne esce non è brillante: tra coloro che conoscono un'altra lingua, infatti, uno su tre dichiara di saper usare e comprenderne solo pochissime parole. Assicura invece di averne piena padronanza solo un 15%. I migliori risultati? Per ora, vengono registrati tra i giovani e i laureati.
DE MAURO: "MERITO DELLE DONNE" Tullio De Mauro, professore di linguistica, gli italiani parlano davvero italiano?
«Sono in aumento quelli che lo parlano in prevalenza, insieme al dialetto. Diminuisce l’uso esclusivo del dialetto».
Esisterebbe l’Italia senza l’italiano?
«Il Paese sarebbe frantumato in tantissime realtà locali. La comunicazione sarebbe affidata ad uso esclusivo di una classe eletta».
Da quando gli italiani parlano italiano?
«Hanno iniziato a farlo dagli anni ’50-’60. Fino ad allora parlava italiano, misto al dialetto, solo il 60% della popolazione».
Che cosa ha contribuito all’apprendimento?
«La scuola media unificata, la radio, la tv e infine la migrazione dai paesi alle città dove l’italiano era più diffuso».
Perché le donne parlano meno in dialetto degli uomini?
«Sono più brave, leggono più libri e sono più attente alla spinta sociale: lo fanno per l’educazione dei figli».
Il dialetto va tutelato?
«La lingua è viva e va dove vuole: imporre un idioma sarebbe una crociata controproducente.
Negli archivi esistono tante realtà eccellenti».
Ultimo aggiornamento: Martedì 28 Ottobre 2014, 07:57
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