Donne uccise, nel 2013 una ogni due giorni.
I dati choc: Roma la città più violenta

Femminicidi, nel 2013 una donna uccisa ogni due giorni. I dati choc dell'Eures: Roma e Torino le città più violente

di Valeria Arnaldi
ROMA - A “mani nude”. Nel 2013, una donna su tre è morta per percosse, strangolamento o soffocamento. Le vittime di femminicidio sono state 179, praticamente una ogni due giorni: +14% rispetto al 2012 in base ai dati del secondo rapporto Eures sul femminicidio in Italia.





Aumenta il numero di casi in ambito familiare, salito a 122 da 105 (+16,2%). Sono ben sette su dieci (il 68,2%) i femminicidi consumati in contesto affettivo. Cresciuti pure quelli nei contesti di prossimità, vicinato, amicizia o lavoro, saliti a 22 da 14. Nel computo anche le donne uccise dalla criminalità – 28 – perlopiù anziane assassinate in rapine.

Il 2013, dunque, è stato un anno nero e da record, con il più alto numero di donne assassinate, pari al 35,7% degli omicidi totali. Si consolida, per l’Eures, «un processo di femminilizzazione nella vittimologia dell’omicidio particolarmente accelerato negli ultimi 25 anni considerando che le donne rappresentavano nel 1990 appena l’11,1% delle vittime totali».



Oggi la cronaca racconta una storia diversa. E una diversa geografia. Per dieci anni, quasi la metà dei femminicidi si è registrata al Nord, ma dal 2013 l’area più a rischio è diventata il Sud, con 75 vittime e una crescita del 27,1%. Al Nord, invece, i casi sono diminuiti del 21%. Maglia nera a Lazio e Campania, con 20 donne uccise: seguono Lombardia (19) e Puglia (15). L’indice più alto, però, è in Umbria con 12,9 casi per milione di donne residenti. La graduatoria provinciale vede al primo posto Roma con 11 femminicidi, seguita da Torino con 9, e Bari con 8. E se al Nord il fenomeno sembra essenzialmente familiare – 76,7% - al Sud la percentuale più alta si registra in rapporti di vicinato o lavoro, 14,7%, o in relazione alla criminalità, con 18,7%.



«Bisogna agire cominciando dalle scuole – ha detto la presidente della Camera, Laura Boldrini –. La lezione di rispetto di genere, l’educazione sentimentale sono diventate necessarie».

Il 66,4% delle vittime in ambito familiare è stata uccisa dal coniuge, dall’ex o da partner non conviventi. In aumento anche i matricidi, che rappresentano il 18,9% dei femminicidi familiari.



Complice la crisi, gli omicidi sarebbero compiuti per ragioni di denaro o per l’esasperazione dei rapporti di convivenza imposti da necessità. Nel 91,7% dei casi, a uccidere sono i figli maschi. Cambia la mappa del sangue, dunque, e cambia l’età delle vittime salita dai 50 anni del 2012 ai 53,4 dell’anno scorso.

E cambiamenti si registrano anche nella modalità degli omicidi: le armi da fuoco rimangono al primo posto nel 45,1% dei casi, ma aumentano le “mani nude”, che ricorrono nel 28,5% dei casi. Questione di legame e movente. Il più frequente, ancora oggi, quello “passionale o del possesso”.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 20 Novembre 2014, 09:35
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