Uccise il ladro che stava entrando nella
camera delle figlie: condannato a 10 anni

Uccise il ladro che stava entrando nella camera delle figlie: condannato a 10 anni

di ​Marilù Musto
Gioia Sannitica. Dieci anni di reclusione. Questa la condanna emessa dal giudice nei confronti di Giovanni Capuozzo, carpentiere di professione, che il sei luglio del 2012 uccise con un colpo di fucile il ladro albanese che stava per introdursi nella camera da letto delle sue due figlie, nella sua casa in località Fossalagno, a Gioia Sannitica, nel pieno della notte.



La sentenza è stata letta ieri dal giudice Nicoletta Campanaro al termine di un processo con rito abbreviato nel tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Omicidio volontario è la contestazione mossa all’uomo al quale sono state concesse le generiche prevalenti. Il pm della procura che ha svolto le indagini, Silvio Marco Guarriello, aveva chiesto esattamente la pena di 10 anni di carcere.



Capuozzo, difeso dai legali Luigi Iannettone ed Ercole Di Baia, dovrà anche pagare ai familiari della vittima 50 mila euro di danni, ma si tratta di una cifra che potrebbe essere poi quantificata con esattezza in sede civile. La moglie dell’albanese si era, infatti, costituita parte civile nel procedimento.



La vicenda del carpentiere sconvolse la serenità del paesino del Matese anche perché in quel periodo di furti in appartamento se ne registravano davvero tanti, forse troppi. La comunità era espasperata e quando l’operaio venne arrestato con l’accusa grave di omicidio in molti protestarono.



In realtà, dopo aver ucciso l’albanese, Capuozzo avrebbe caricato il cadavere di Dasmir Xhelpa su un furgone e lo avrebbe gettato nel fiume Volturno. La consorte del ladro non vedendo rincasare il marito sporse denuncia indicando ai carabinieri il luogo esatto dove era andati a rubare con dei complici. Dopo poco l’operaio, messo alle strette, confessò tutto e condusse gli inquirenti nel posto lungo il Volturno dove aveva lasciato il cadavere. Le due consulenze balistiche redatte dagli esperti Giaquinta e Affinita, hanno dimostrato che il colpo che ha trapassato il corpo di Dasmir Xhelpa era entrato mentre quest’ultimo cercava di dirigersi in direzione di Capuozzo e quindi il carpentiere, sparando con il suo fucile da caccia, non avrebbe fatto altro che difendersi dall’albanese.



Insomma, la difesa punta a far riconoscere la legittima difesa per l’imputato, ora libero dopo la scadenza dei termini di custodia cautelare. Si pensa già al ricorso in Appello, subito dopo il deposito della motivazione della sentenza.
Ultimo aggiornamento: Martedì 11 Novembre 2014, 13:37