Spagna rebus governo, primo Rajoy ma senza
maggioranza. Secondi i socialisti, Podemos terzo

Spagna, rebus governo. Vince Rajoy ma senza maggioranza -Twitter

di Alessandra Severini
ROMA - Come previsto il Partito Popolare vince le elezioni politiche di Spagna ma senza ottenere la maggioranza dei seggi. Il partito del premier uscente Mariano Rajoy ha infatti conquistato il 28,6% dei voti, ovvero 122 seggi, molto lontano dalla maggioranza di 176 necessaria a governare. In quattro anni il Pp ha perso oltre il 17% dei consensi. Secondo partito si afferma invece il Psoe (poco più del 22%) con 92 seggi.


Quel che è certo è che le elezioni spagnole di ieri hanno segnato la fine del bipartitismo Pp-Psoe che aveva caratterizzato lo scenario politico spagnolo dalla fine del franchismo. Nel Parlamento, che si insedierà il 13 gennaio, troveranno spazio decine di deputati dei due “nuovi” partiti anti-casta Ciudadanos e Podemos. Quest’ultimo, soprattutto, nato dal movimento degli Indignados e guidato dal carismatico Pablo Iglesias, ha registrato un ottimo risultato conquistando oltre il 20% dei voti e 69 seggi. Podemos risulta inoltre il partito più votato in Catalogna e nei Paesi Baschi. Bene anche la neonata formazione di centro Ciudadanos di Albert Rivera con il 13,8% e 39 seggi.

Lo scenario che si apre da oggi in Spagna è quella di una lunga e difficile fase di trattative per formare il nuovo governo. Un’eventuale alleanza di centro fra Pp e Ciudadanos (ma anche una di sinistra fra Psoe e Podemos) resterebbe sotto la maggioranza assoluta nel Congresso di Madrid. Oltretutto Podemos ha escluso finora un'alleanza con i socialisti e festeggia la nascita di «una nuova Spagna». L’instabilità politica rischia di avere gravi ripercussioni sull’economia del paese, ancora fragile dopo aver subito la peggiore crisi dell'ultimo mezzo secolo. Un ruolo importante potrebbe spettare in questo quadro al giovane re Felipe VI, che con una complicata mediazione cercherà di evitare un ritorno anticipato alle urne. Così, come molti analisti già hanno previsto, potrebbe trovarsi una soluzione “all’italiana” (o meglio alla tedesca) con la nascita di una grande coalizione fra Pp e Psoe. Lo stesso Rajoy non ha escluso questa ipotesi anche se difficilmente sarà disposto a trattare con il leader socialista Pedro Sanchez che potrebbe essere sostituito dalla presidente dell’Andalusia Susanna Diaz.






I QUATTRO SFIDANTI PER LA MONCLOA Tre 'giovanì e un politico navigato. Pedro Sanchez, Pablo Iglesias, Albert Rivera e Mariano Rajoy alla conquista della Moncloa. Ecco chi sono.

- IGLESIAS - A 36 anni il professore con il codino che aspira a diventare il premier della 'nuovà Spagna è l'uomo che ha fatto saltare gli equilibri della vecchia politica bipolare Pp-Psoe. Un passato di militante comunista dai 14 ai 21 anni, vicino anche al Pci durante l'anno di Erasmus a Bologna, si laurea in legge e scienze politiche alla Complutense di Madrid, dove insegna dal 2008 come 'docente temporaneò, mentre anima i programmi tv 'La Tuerkà e 'Fort Apachè. Una simpatia per la 'rivoluzione chavistà ma ora si dice vicino a Papa Bergoglio, e socialdemocratico, si avvicina all'elettorato moderato. Per El Mundo è un discepolo di Macchiavelli, impegnato in una sapiente conquista del potere.

- SANCHEZ - Fra i quattro grandi candidati alla Moncloa, la sua campagna elettorale è stata la più difficile, preso a tenaglia dai due partiti emergenti Ciudadanos e Podemos, che hanno vampirizzato l'elettorato socialista. Per Pedro Sanchez, 'El Guapò (Il Bello, come lo hanno battezzato i giornali), 43 anni, un fisico da star del cinema, gli ultimi giorni di campagna sono stati un esercizio ad alto rischio nel tentativo di smentire i sondaggi che promettevano al glorioso Psoe il peggiore risultato della sua storia. Economista, professore universitario, Sanchez diventa nel 2000 collaboratore del vice-segretario Psoe Josè Blanco. Sale i gradini del partito sotto la direzione di Josè Luis Zapatero. È consigliere comunale di Madrid a 32 anni, a 37 diventa deputato. Dopo le dimissioni di Alfredo Perez Rubalcaba viene eletto, a sorpresa, segretario del Psoe nel luglio 2014. Ma la sua leadership è fragile. Gli ultimi giorni di campagna per Sanchez sono stati all'arrembaggio, per recuperare consensi soprattutto a sinistra.

- RIVERA - I sondaggi dicono che è l'uomo politico più popolare di Spagna. A 37 anni 'l'enfant prodigè della politica spagnola, alla guida del partito anti-casta centrista Ciudadanos, si sente pronto per prendere in mano le redini del Paese. La sua traiettoria nazionale è stata folgorante. Un anno fa ha trasformato in partito nazionale la sua piccola formazione anti-indipendentista catalana, 'Ciudadans'. Dal 27 settembre, quando contro ogni attesa il suo partito è arrivato secondo alle elezioni catalane dietro il fronte indipendentista ma davanti a tutti gli altri partiti nazionali, è esploso nei sondaggi. È stato campione di Catalogna di nuoto a 16 anni, poi è diventato avvocato. Nel 2006, dopo quattro anni alla Banca Caixa, entra in politica e ottiene un seggio al parlamento catalano. Ora è il campione della 'politica nuovà e di una 'mani pulitè a oltranza nel Palazzo del potere spagnolo, contaminato da una corruzione quasi endemica. È il favorito del mondo degli affari.

- RAJOY - Nessuno due anni fa, nel pieno della crisi e delle misure lacrime e sangue che il suo governo imponeva al paese per uscire dal tunnel della crisi, avrebbe scommesso una vecchia peseta sul suo futuro politico.
Ma, inaffondabile, tenace e ostinato, il 'grigiò premier galiziano a 60 anni è rimasto in corsa. il 'timidò Rajoy, come lo ha definito Abc, rivendica il pedigree di politico 'di una voltà. Preferisce il lavoro in ufficio ai divani degli studi televisivi, dove imperversano i suoi giovani e telegenici avversari. Per salvare partito e governo ha accettato di aprirsi in alcune trasmissioni tv e ha giocato a calcetto e cucinato in una popolare trasmissione. E il Rajoy umano ha sorpreso molti spagnoli.

Ultimo aggiornamento: Lunedì 21 Dicembre 2015, 09:33
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