Spagna, il re Felipe assegna l'incarico
per formare il governo ai socialisti

Spagna, il re Felipe assegna l'incarico ​per formare il governo ai socialisti
Il re di Spagna Felipe VI ha dato al leader socialista Pedro Sanchez l'incarico di cercare una maggioranza per formare il governo. Sanchez ha chiesto da tre settimane a un mese per le consultazioni.
Il leader del partito popolare, Mariano Rajoy, che ha vinto le elezioni ma senza avere una maggioranza in Parlamento, era uscito dal Palazzo della Zarzuela senza che il re, alla fine del secondo giro di consultazioni politiche, gli offrisse di cercare di formare un governo. «Il re non mi ha offerto di formare il governo», aveva commentato Rajoy, ribadendo la sua proposta di una grande coalizione fra Pp Psoe e i liberali di Ciudadanos. «Proverò a formare il governo con le forze del cambiamento». È quanto ha affermato alla stampa il leader socialista spagnolo Pedro Sanchez dopo avere ricevuto l'incarico.

Nuovo capitolo dunque della crisi politica spagnola. Cercherò di formare il governo «con le forze del cambiamento», ha detto Sanchez alla stampa subito dopo aver ricevuto l'incarico. A precisarlo è stato il presidente del Congresso, il socialista Patxi Lopez, che ha riferito della decisione presa dal re dopo avere incontrato Sanchez e Rajoy. Ma non mancheranno le difficoltà. Il leader socialista tenterà una sorta di possibile alleanza alla portoghese, tra il suo partito e i post indignados di Podemos e avrebbe anche bisogno dell'estrema sinistra e degli autonomisti baschi e catalani.

Nei giorni scorsi il leader di Podemos Pablo Iglesias aveva però già chiarito che non appoggerà dall'esterno un governo socialista di minoranza ed aveva chiesto per il suo partito in un governo di coalizione sei ministri e la carica di vicepremier per sè stesso. Ma anche se il premier incaricato trovasse la quadra fra le varie anime del Parlamento, le sfide non saranno per nulla finite. Il nuovo governo dovrà soprattutto essere in grado di adottare politiche economiche per far fronte all'alto tasso di disoccupazione e alla corruzione.

La Spagna è uscita dalla tornata elettorale del 20 dicembre con un Parlamento frammentato: il Pp ha ottenuto 123 seggi su 350, il Psoe 90, Podemos e i suoi alleati 69, Ciudadanos 40, gli indipendentisti catalani 17, quelli baschi 2, come Izquierda Unida (Iu), e 6 i nazionalisti baschi del Pnv, possibili alleati di Sanchez. Altro dato certo, oltre ai numeri è il fatto che il voto di dicembre ha chiuso definitivamente la porta alle certezze del bipartitismo, la classica alternanza fra popolari e socialisti, che ha governato il Paese dalla fine della dittatura franchista. Venerdì 22 gennaio con una mossa a sorpresa che ha spiazzato gli analisti, il premier uscente Rajoy ha rifiutato, almeno per ora, l'incarico che gli veniva offerto dal re, ma non ha escluso però di tentare in un secondo tempo spostando così tutta la pressione sul rivale Sanchez.




Ultimo aggiornamento: Mercoledì 3 Febbraio 2016, 10:22