Piramidi su Marte e sull'asteroide Cerere:
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Piramidi su Marte e sull'asteroide Cerere: un mistero le scoperte della Nasa

di Gianluca De Rossi
ROMA - Novità dallo spazio che sanno di deja vu, di cose già viste e situazioni già vissute. Già, perché sia su Marte che sull'asteroide Cecere sono spuntate delle piramidi. E la mente corre subito all'Egitto, dove le piramidi furono erette come monumenti funerari al di sopra delle tombe dei faraoni.



Tutto chiaro, ma su Marte e sull'asteroide Cecere? Non possono essere di certo opera dell'uomo. Eppure il Rover Curiosity della Nasa ha scoperto una piramide sul pianeta rosso, catturando quelle immagini che per alcuni osservatori sembrano essere la prova della presenza di una civiltà antica aliena sul pianeta, mentre per molti osservatori non si tratta d'altro che di una formazione rocciosa che casualmente ricorda la forma di una piramide.



E lo stesso accade su
Cerere, dove più la sonda Dawn della Nasa rivela dettagli interessanti di questo asteroide: dopo le due macchie brillanti che avevano attirato l'attenzione su questo piccolo corpo celeste, ne hanno scoperte altre otto e, soprattutto, mostrano una montagna a forma di piramide, che si erge su una zona relativamente piatta.



Marte e Cerere: ecco le ultime immagini pubblicate dal Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa.







«La superficie di Cerere mostra caratteristiche uniche e molto interessanti», osserva Carol Raymond, vicecapo ricercatore della missione Dawn. «Ad esempio - aggiunge - le lune ghiacciate presenti nel Sistema Solare più periferico hanno crateri con buchi centrali, ma su Cerere queste strutture sono molto più comuni. Queste e altre caratteristiche ci consentono di capire la struttura più interna dell'asteroide, che non possiamo percepire direttamente».



Una nuova veduta ha mostrato anche le macchie più piccole nel cratere, prima non visibili. Almeno otto macchie possono essere viste vicino all'area più luminosa, che i ricercatori stimano essere larga circa 9 chilometri. A causare questi bagliori è un materiale altamente riflettente, ghiaccio e sale probabilmente, anche se si stanno considerando anche altre opzioni. Tramite la mappatura con la spettrometria a infrarossi i ricercatori possono infatti identificare i minerali presenti dal modo in cui la luce viene riflessa. Oltre alle macchie luminose, le ultime immagini mostrano una montagna a forma di piramide alta circa 5 chilometri. C'è anche un'ampia evidenza di passata attività geologica, con frane e strutture collassate.



SU MARTE CORSI D'ACQUA PIÙ RECENTI DEL PREVISTO I corsi d'acqua che scorrevano sulla superficie di Marte potrebbero essere più recenti del previsto. È quello che fanno supporre i detriti trovati in un 'giovanè cratere, con meno di un milione di anni: la loro formazione è stata ricostruita in laboratorio da un gruppo di geologi dell'Università di Utrecht, nei Paesi Bassi, che pubblicano i risultati dei loro studi su Nature Communications.











Con una serie di esperimenti, i ricercatori hanno simulato lo scorrimento di corsi d'acqua pieni di ciottoli, sabbia e argilla. «Abbiamo visto che se questi flussi scorrono con una certa frequenza, i detriti tendono ad accumularsi formando dei coni alluvionali molto simili a quelli trovati su Marte», spiegano i geologi.



La loro attenzione si è focalizzata in particolare sul cratere Istok, formato da un impatto avvenuto sulla superficie del Pianeta Rosso poco meno di un milione di anni fa. Al suo interno sono visibili alcuni coni alluvionali, mentre sulle pareti sono riconoscibili delle colate di detriti molto simili a quelle ricostruite in laboratorio e a quelle che si trovano sulla Terra, nelle zone montuose.



«Queste colate sono così ben conservate - spiegano i ricercatori - che ci hanno permesso di scoprire quanta acqua le ha trasportate e con che frequenza scorreva».



Secondo le stime, il flusso di acqua era di pochi centimetri, o al massimo decimetri, e scorreva con una periodicità di alcuni anni. La sua formazione sarebbe dovuta allo scioglimento di neve e ghiacci presenti in quantità più abbondanti del previsto. Il fenomeno si sarebbe verificato in periodi più caldi dovuti alla particolare inclinazione del pianeta rispetto al Sole.



In queste condizioni, i raggi solari avrebbero scaldato le calotte polari facendole sublimare: l'atmosfera marziana sarebbe così diventata più densa, dando vita a precipitazioni anche nevose.
Lo scioglimento della neve sulle pareti dei crateri avrebbe infine generato questi flussi d'acqua e detriti. «Ora su Marte l'ambiente è secco, ma fra alcune centinaia di migliaia di anni il pianeta riassumerà di nuovo quella inclinazione - affermano i geologi - e questo potrà far ricomparire acqua liquida e colate di detriti».

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Giugno 2015, 07:48
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