Diana, dalle minigonne alla Jihad:
incinta si è fatta esplodere a Istanbul

Diana, dalle minigonne alla Jihad: incinta si è fatta esplodere a Istanbul

di Federica Macagnone
Dalle minigonne al velo fino a diventare una “vedova nera”: dieci giorni fa, Diana Ramazanova, 18 anni, incinta del suo primo bambino, si è fatta esplodere a Istanbul davanti a una stazione di polizia, uccidendo un agente e ferendone un altro. Ma fino a non molto tempo addietro, prima di incontrare il marito jihadista, Diana era una normale ragazza russa con una spiccata passione per le minigonne e il trucco appariscente.







Nata il 10 gennaio del 1996 nel Daghestan, repubblica della Federazione Russa, per area e per popolazione la più grande del Caucaso, Diana era una giovane diplomata che amava la musica e il cinema. Da piccola si era trasferita a Mosca con la madre e il patrigno, poi era stata rispedita per diplomarsi nel Daghestan e poi era tornata nella capitale russa per lavorare in un ristorante.

Agli occhi di parenti e amici, la religione era l'ultimo pensiero di Diana: vestiva all'occidentale e le sue minigonne erano famose per attirare l'attenzione del sesso maschile e la disapprovazione del patrigno con cui i rapporti erano sempre stati tesi.

«Lei era una depravata – ha dichiarato l'uomo – indossava sempre gonne cortissime e io spesso la rimproveravo per questo suo modo di vestirsi. Non era religiosa, poi qualcosa è cambiato». E quel qualcosa ha un nome e un volto.



Diana ha iniziato a chattare in rete con Abu Aluevitsj Edelbijev, un cittadino norvegese di origine cecena, che prima l'ha radicalizzata e poi l'ha sposata. I due si sono incontrati per la prima volta in Turchia nel maggio del 2014 e in breve tempo le minigonne hanno lasciato posto al velo.



Lo scorso luglio, la coppia ha attraversato il confine con la Siria, unendosi ai jihadisti dell'Isis. Lui ha preso il nome di Idris, mentre lei è diventata nota come Sumeyra. I due hanno vissuto a fianco dei miliziani per mesi poi, il 26 dicembre, Edelbijev è morto in combattimento.

Diana ha attraversato il confine turco-siriano, arrivando prima a Gaziantep, poi ha preso un taxi per Istanbul: un viaggio di tredici ore, oltre mille chilometri e un mistero su come la ragazza abbia avuto i soldi per pagare il passaggio.



Inoltre rimane ancora da chiarire se la giovane abbia varcato il confine con la Siria con le granate addosso o se l'esplosivo le sia stato fornito da qualche "gancio" a Istanbul: dopo aver trascorso 11 giorni al Kadikoy Bade Hotel, Diana, con due bombe in mano, ha attaccato la stazione di polizia a Sultanahmet, a Istanbul. La prima granata non è esplosa, quando ha preso la seconda in mano la polizia le ha sparato. Troppo tardi: nell'esplosione la ragazza è morta, uccidendo un poliziotto e ferendone un secondo.



Dalle minigonne a essere una sorta di vedova nera (l'etichetta data alle donne kamikaze del Caucaso che si fanno esplodere dopo che i loro mariti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza russe) il passo per questa 18enne è stato fin troppo breve.
Ultimo aggiornamento: Domenica 18 Gennaio 2015, 12:58