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Parigi, con Hayat altri 6 terroristi in fuga

di Valeria Arnaldi
ROMA - «Aveva senza alcun dubbio un complice» Amedy Coulibaly, l’autore dell’omicidio dei quattro ostaggi nel supermercato kosher e, prima, della poliziotta. Ad affermarlo è stato, ieri, il premier francese Manuel Valls, che, a un giorno dalla grande marcia repubblicana di Parigi, ha ribadito: “la caccia continua”.





Prosegue la ricerca di Hayat Boumediene, compagna di Amedy, arrivata in Turchia il 2 gennaio - lo confermerebbe il video di sorveglianza al controllo passaporti dell’aereoporto di Istanbul - per poi riparare in Siria dall’8 gennaio. Proseguono soprattutto, in Francia, le indagini su un nucleo di almeno 6 persone legate ai due attacchi terroristici: una delle quali alla guida di una Mini Cooper intestata alla Boumedienne. Sempre più unita, la Francia mantiene il massima allerta nel piano antiterrorismo Vigipirate. «Bisogna rimanere in guardia - ha detto Valls, annunciando di voler migliorare il sistema di intercettazioni telefoniche - perché sappiamo che le minacce sono sempre presenti». Su più fronti. Altri diecimila militari saranno dispiegati da oggi, a sorvegliare i siti sensibili in tutto il Paese, ha annunciato il ministro della Difesa francese Jean- Yves Le Drian. Si aggiungeranno “ai 4100 gendarmi e Crs già al lavoro”.













Sono cinquemila gli agenti destinati a rafforzare la vigilanza sulle scuole ebraiche del Paese. È sempre più accreditata l’ipotesi secondo cui l’obiettivo di Coulibaly, come da lui stesso dichiarato a uno degli ostaggi l’8 gennaio, sarebbe stato un asilo ebraico nelle vicinanza. E le scuole ebraiche sono blindate anche nel resto d’Europa. Intanto, da mercoledì, sarebbero stati oltre 50 gli atti anti-musulmani registrati in Francia, secondo l’Osservatorio contro l’Islamofobia. Piante le sue vittime, la Francia non si ferma. E non si ferma Charlie Hebdo. Domani, il settimanale uscirà in tre milioni di copie, contro le sessantamila normali, e sarà tradotto in 16 lingue. All’interno, anche vignette su Maometto, perché secondo quanto raffermato dall’avvocato del magazine Richard Malka, lo spirito di JesuisCharlie significa anche “diritto alla blasfemia”.





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Ultimo aggiornamento: Martedì 13 Gennaio 2015, 11:31
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