Gaza, Israele contro le cifre Onu:
il 75% delle vittime non sono civili

Gaza, Israele contro le cifre Onu: il 75% delle vittime non sono civili

di Marco Zorzo
MILANO - Massacro senza fine. Gaza una polveriera, dove le persone (e troppi bambini, 229 fino ieri) muoiono con spaventosa cadenza quotidiana. L’ultimo aggiornamento drammatico:doppio raid israeliano su mercato: 17 morti. E colpita anche una scuola Onu, 23 vittime, tutte stavano dormendo. Dall’inzio del conflitto sono oltre 1.300 le vittime, oltre 7.200 i feriti. Numeri drammatici.





L’esercito ebraico continua i suoi attacchi ad Hamas e per la neutralizzazione dei tunnel. Questa la decisione presa dal gabinetto di sicurezza di Israele. Con una tregua di quattro ore solo nelle zone della Striscia dove l’esercito non è in azione. La parte armata palestinese però respinge la sospensione degli scontri perché sono escluse le aree di confine, dove vorrebbe evacuare i feriti. Così partono razzi verso il sud di Israele.



Nell’edificio dell’Unrwa, centrato a Jabaliya, si erano rifugiati molti civili. Il commissario generale dell’agenzia Onu, Pierre Krähenbühl, condanna Israele: «Una vergogna, attacco intollerabile». Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon rincara la dose: «L’attacco israeliano alla scuola Onu a Gaza è un atto ingiustificabile». E il suo vice, Jan Eliasson punta il dito verso Netanyahu: «A volte si rimane senza parole. Tutte le informazioni mostrano che è stata l’artiglieria israeliana a colpire la scuola. Abbiamo detto diverse volte al governo di Tel Aviv che quella era una nostra scuola».



La risposta di Israele è lampante: «Abbiamo risposto al fuoco...». Tuttavia John Ging, direttore operativo dell’Onu per gli affari umanitari risponde: «Le armi sono state trovate solo in scuole abbandonate. E voglio mettere in chiaro che non sono stati trovati razzi nelle strutture scolastiche delle Nazioni Unite, che ospitano, tra l’altro, solo civili: quindi non ci sono scuse per attaccarle».



Nel frattempo giungono voci di trattative serrate in corso al Cairo, ma l’intesa per un cessate il fuoco non è stata ancora raggiunta. A premere per una tregua sono tornati sia il segretario dell’Onu Ban Ki-moon e il capo della diplomazia Usa John Kerry. Il primo ammonisce sulle conseguenze devastanti che avrebbero altri spostamenti di popolazione all’interno della Striscia, mentre Kerry dice che Israele vuole un cessate il fuoco che consenta di smantellare i tunnel. A quando la pace?
Ultimo aggiornamento: Giovedì 31 Luglio 2014, 09:24