PRANDELLI: "ITALIA VECCHIA, SERVONO IDEE.
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PRANDELLI: "ITALIA VECCHIA, SERVONO IDEE. IERI DOVEVO AVERE PIÙ CORAGGIO"

di Ernesto De Franceschi
MILANO - Il progetto continua si affanna a ripetere Cesare Prandelli. Lui, i dubbi sul suo futuro, li ha spazzati via già alla vigilia della finale più brutta della storia azzurra. Abete ieri, il giorno dopo il disastro di Kiev contro la Spagna, ribadisce che il ct non si tocca.

Si riparte con in cassaforte un insperato secondo posto all’Europeo, ma con quali giocatori? Quattro gli azzurri nella top 23 dell’Uefa. Lo spagnolo Iniesta eletto miglior giocatore del torneo. Con la stella del Barça ci sono Buffon, Pirlo, De Rossi e Balotelli. E proprio a questa spina dorsale si affiderà il ct per andare a caccia della qualificazione al mondiale brasiliano del 2014. Loro sono gli unici intoccabili del gruppo attuale. Ma in Sud America Buffon di anni ne avrà 36 e Pirlo 35. «Io voglio esserci», mette in chiaro il capitano. Riusciranno a reggere a questi livelli? «Siamo un Paese vecchio - ammette Prandelli -, con modalità e strutture vecchie: abbiamo provato a cambiare, è una necessità». Poi aggiunge: «Forse nella finale avrei dovuto avere più di coraggio, ma sarebbe stato mancare di rispetto verso chi ci aveva condotto fino alla finale».

Maledetta riconoscenza. Il sentimento che in Sudafrica nel 2010 ha portato Lippi a rimediare la più clamorosa delle eliminazioni. Prandelli ripartiva da un’Italia reduce dalle macerie di un pari con la Nuova Zelanda e da un ko con la Slovacchia. In Polonia e Ucraina è arrivato fino quasi in fondo, ma ha sbagliato. Scelte discutibili e cambi sbagliati. Adesso in tanti saluteranno: Di Natale e De Sanctis per motivi anagrafici, Thiago Motta per fragilità fisiche. Cassano vuole restare. Ma sarà fondamentale la preparazione atletica nella prossima stagione. Grande attenzione al blocco dell’Under 21. Verratti è stato già a Coverciano, prima della partenza per Cracovia, inserito nella lista dei 32. Con il regista plasmato da Zeman nella scorsa stagione, possono entrare nel gruppo il centrale difensivo Capuano, i centrocampisti Florenzi e Marrone, gli attaccanti Destro, scartato dai 23 solo al fotofinish, Insigne, Immobile e Gabbiadini. Non sono giovani i centrali argentini Paletta e Silvestre, nemmeno il fluidificante mancino Peluso. Ma sono da tempo nella lista di Prandelli. El Shaarawy è il talento più cristallino che potrebbe esplodere. Giovani, ma il tempo per coltivarli? 

Prandelli va all’attacco: «Chiederemo di poter lavorare con loro ogni due mesi. Se devo limitarmi a fare tre allenamenti ogni otto mesi, diventa dura». Prandelli riparla di stage, quelli che gli sono sempre stati negati dai club. Il ct azzurro vuole più spazi di gestione. La Figc glieli ha già concessi, ma si scontrerà contro il muro della Lega Calcio. Il suo ruolo non si limiterà a quello di commissario tecnico. Vestirà in panni del manager: con il vice-presidente federale Albertini e Arrigo Sacchi gestirà anche le giovanili. Proprio copiando il progetto Spagna, dove tutti giocano con lo stesso modulo e sfornano talenti.

Alla finale di Kiev in tribuna non c’era nemmeno un presidente di serie A, segno di una spaccatura evidente: da una parte Prandelli e il clan azzurro, dall’altra società e dirigenti. «Quando dico che non interessa nulla la Nazionale, è vero. Un esempio? La nostra prossima partita sarà il 15 agosto, pochi giorni prima ci sarà la Supercoppa a Pechino», punge Prandelli. Dal contributo dei club non si può però prescindere ed è proprio in questo che il presidente Abete individua le maggiori responsabilità. «Il problema principale - attacca - è che mai la Lega ha avuto con noi un ruolo così insignificante: non ha rappresentanti nel consiglio federale, non è determinante, come in passato, nell’elezione del presidente». Il Brasile è lontano, ma le premesse per arrivarci non sembrano le migliori.





"OFFESO PER CRITICHE SU MIO FIGLIO" «Accetto sempre la critica sportiva, ma non accetto attacchi personali per la presenza di mio figlio qui. Mi hanno ferito umanamente, in modo profondo. Non ci sono rimasto male, di più». Il ct azzurro Cesare Prandelli si toglie dalle scarpe uno dei 'sassolinì a cui ha fatto più volte riferimento durante Euro 2012.

Nello staff della Nazionale è presente Niccolò Prandelli, preparatore. «Quando ho fatto le convocazioni, è stata messa in risalto la presenza di mio figlio. È un professionista, avevamo bisogno di una persona che si integrasse con il mio staff. Sono state fatte cose importanti, come dimostra il recupero degli infortunati. Mio figlio non ha fatto le vacanze, domani va in ritiro con il Parma», dice il ct nella conferenza stampa che chiude l'avventura dell'Italia a Euro 2012.



ABETE: "DALLA LEGA RUOLO INSIGNIFICANTE" Una Lega calcio «insignificante» e una stilettata, rivolta all'ex pm di Calciopoli Narducci ed a Marco Travaglio per assicurare che non ci sarà nessun colpo di spugna. All'indomani della sconfitta in finale con la Spagna, ma anche di un Europeo definito assolutamente positivo, il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete coglie l'occasione per uno sfogo insolito per il suo solito aplomb. E da cui parte per disegnare il futuro di una federazione e di una nazionale che saranno sempre più a marchio Prandelli.

Dal contributo dei club non si può però prescindere ed è proprio in questo che Abete individua le maggiori responsabilità. «Il problema principale - ha detto - è che mai la Lega ha avuto con noi un ruolo così insignificante: non ha rappresentanti nel consiglio federale, non è determinante, come in passato, nell'elezione del presidente. C'è una sommatoria di interessi individuali che ha fatto venir meno una proposta e quindi una possibilità di interlocuzione». Anche se sono pure i calendari internazionali che comprimono lo spazio per gli Azzurri. «In due anni - ha detto - avremo a disposizione nove settimane. Dobbiamo puntare ad un lavoro giornaliero che coinvolga anche le giovanili per integrarle in un progetto. Il problema però rimane sempre il ruolo delle nazionali rispetto ai club».

Abete ha parlato anche dei temi legati alla giustizia sportiva, rivolgendosi, in particolare all'ex pm di Calciopoli, Giuseppe Narducci ed al giornalista Marco Travaglio. «Voglio tranquillizzarli - ha detto - nessuno mai ha pensato a indulti o colpi di spugna. Neanche se avessimo vinto noi 4-0. Poi capisco che bisogna presentare i libri, ma la federazione non ci ha davvero mai pensato, chi commette degli errori paga. Narducci, che ho visto ha avuto problemi anche come assessore con De Magistris a Napoli, può stare tranquillo. Una sola cosa dico: io ho sempre tifato Italia, e mi vergogno di chi non tifa Italia».

Ripartire, quindi, da Prandelli. «È stato un bell'europeo - ha detto - la federazione è molto soddisfatta per il risultato raggiunto, per il gioco espresso e per l'immagine che ha dato in un momento così difficile per il calcio italiano. Ha riconciliato la nazionale con i tifosi e questo è un patrimonio che va valorizzato». Abete, che ha ringraziato Napolitano e Monti per la vicinanza e la Polonia per la «straordinaria accoglienza», ha così parlato di una «fase di riflessione della politica sportiva» per assecondare e sostenere il cambiamento propugnato da Prandelli.

Secondo Demetrio Albertini, vice presidente federale e capo delegazione agli europei ha rilanciato, come esempio, anche la possibilità, ormai divenuta la norma in tutta Europa, che i grandi club allestiscano delle seconde squadre per permettere ai giovani di maturare. .
Ultimo aggiornamento: Martedì 3 Luglio 2012, 07:35
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