«Ho fatto uno stage nell'azienda di Chiara Ferragni: mi pagavano 300 euro per 8 ore al giorno mentre ero incinta»

La testimonianza di Giulia, citata nel libro di Selvaggia Lucarelli

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di Redazione web

"Il vaso di Pandoro" è il libro di Selvaggia Lucarelli che parla dell'ascesa e dalla caduta dei Ferragnez, della vita di Chiara Ferragni e Fedez, come due entità separate e, poi, come una srl. Qualche giorno fa, la giornalista Charlotte Matteini ha registrato un video, poi, postato sui social in cui analizza uno dei capitoli più interessanti del libro, ovvero le testimonianze degli ex dipendenti delle aziende appartenenti all'imprenditrice. Una in particolare ha attirato la sua attenzione, quella di una lavoratrice incinta. Ecco che cosa spiega Matteini. 

Le parole di Charlotte Matteini 

Il video di Charlotte Matteini comincia così: «Mi è arrivato oggi il libro di Selvaggia Lucarelli. Non è un adv, non è un gift, né un supplied, perché il libro me lo sono comprata con i miei soldi. L’ho fatto perché c’è un capitolo dedicato alle testimonianze degli ex dipendenti. Fra queste ce n’è una particolarmente eloquente. La ragazza in questione, per questioni di privacy, è stata chiamata Giulia. Giulia è una ragazza che è entrata in stage e ha lavorato per il sito di The Blonde Salad dal 2019 al 2022. È evidente leggendo il libro che Ferragni della gestione delle sue società non sapeva nulla», dice.

«La società veniva gestita in tutto e per tutto da Fabio Maria Damato, il suo braccio destro, e dal team aziendale - continua il racconto - Lei non sapeva neanche i nomi dei suoi dipendenti, ma questa non è una scusante, perché i contratti li firmava lei. Il giro d’affari rispetto alla vendite delle immagini di Chiara Ferragni era altissimo. Giulia ha lavorato in stage per TBS Crew per un anno a 300 euro al mese, a Milano. Lavorava per 8 ore al giorno. Extra ed eventi compresi. Lo stage non era formativo perché nessuno l’ha mai formata, lei lavorava e basta.

Allo scadere dell’anno, a Giulia le viene proposto un contratto di collaborazione a partita iva a 1500 euro al mese». 

L'analisi di Matteini

Charlotte Matteini, quindi, prosegue: «Giulia racconta che era di fatto una dipendente, aveva tutti gli obblighi di una dipendente ma non le tutele. Giulia dice che quando è rimasta incinta ha lavorato fino alla data del termine e poi loro le avrebbero detto ‘tu continua a fatturarci la stessa cifra, se poi ogni tanto c’è bisogno di fare qualcosa ti scriveremo‘. Ma cosa succede? Che a due mesi dal parto Fabio Maria Damato inizia a darle dei compiti fuori dalle sue mansioni. Questo perché ovviamente essendo un contratto a partita iva lei non aveva le tutele che spettano di solito alle dipendenti in maternità».

Poco dopo, offrono alla ragazza un contratto da manager editoriale del sito a 1600 euro al mese, da assunta, ma senza rimborso spese. Giulia è un po' incerta e, dopo 12 ore, viene a sapere che hanno dato il lavoro a un amico di Damato e, perciò lo chiama: «Gli chiedo "Perché la mia proposta di lavoro non è più valida?" e lui mi risponde "Ma nelle tue condizioni dove pensavi di andare? dovevi accettare subito! c’è la guerra, c’è il covid, fai un lavoro in via di estinzione, cosa pensavi di trovare di meglio?"». Matteini ha concluso dicendo: «In un’azienda con marginalità altissime le offerte che si sono susseguite non sono state all’altezza del nome dell’azienda». 


Ultimo aggiornamento: Sabato 25 Maggio 2024, 15:43
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