Strage Isis nel santuario sciita a Damasco:
60 morti e almeno 110 feriti -Video

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di Valeria Arnaldi
ROMA - È di oltre 60 morti e 110 feriti il bilancio provvisorio dei tre attacchi, subito rivendicati dall’Isis, portati a segno ieri mattina in Siria, al santuario di Sayyida Zeinab, meta di pellegrinaggio degli sciiti. Un’autobomba e due kamikaze si sono fatti esplodere in mezzo alla folla nei pressi del luogo di culto dedicato a una delle nipoti di Maometto, che sorge a circa 45 chilometri da Damasco.

Numeri agghiaccianti quelli delle vittime - si tratta di uno degli attacchi più gravi registrati finora a uno dei luoghi di culto sciiti in Siria- e destinati peraltro probabilmente a salire, viste le condizioni gravi di alcuni dei fedeli rimasti feriti. A riportare la rivendicazione dell’Isis è stata Al Jazeera. Il santuario, nonostante la guerra che ormai sta dilaniando il Paese da cinque anni, è frequentato da pellegrini sciiti, iraniani o comunque provenienti dal Golfo, senza dimenticare Hezbollah libanesi. E se l’attentato, date le modalità e la rapidità dell’azione, sembra fosse pronto da tempo, a far pensare è la “coincidenza” della posizione presa ieri dal leader di Hezbollah, Sayyed Nasrallah, che ha reso pubblico l’appoggio al candidato cristiano alla presidenza del Libano, Michel Aoun.

Intanto, a Ginevra, i colloqui di pace continuano ma senza risultati. E continuano pure i viaggi della speranza di profughi e richiedenti asilo. Ieri, l’ennesima strage nel Mediterraneo. Anche qui il bilancio è provvisorio, a causa delle inevitabili difficoltà per riuscire a risalire al numero esatto di persone imbarcate. Sono almeno 39 gli immigrati che hanno perso la vita al largo della costa di Bademli, in Turchia, secondo i media ellenici. Sono state 75 quelle soccorse. Tra le vittime, ci sarebbero cinque bambini, affogati nel naufragio. Si pensa che a bordo ci fossero più di cento persone provenienti da Siria, Afghanistan e Myanmar. L’imbarcazione "ha colpito le rocce poco dopo essere salpata e purtroppo è affondata. Crediamo che ci siano altri corpi intrappolati nella barca", dice il vicegovernatore di Canakkale, Saim Eskioglu. Il relitto, però, a 17 metri di profondità e ancora non è stato raggiunto. L’imbarcazione era partita dalla provincia turca di Canakkale. Si pensa fosse diretta all’isola greca di Lesbo.

E secondo il ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian, c’è il rischio che «i miliziani dell'Isis che si possano nascondere tra i migranti che viaggiano dalla Libia a Lampedusa», un «grave pericolo per l’Europa».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 1 Febbraio 2016, 11:21
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