Pornhub, a rischio la privacy di chi frequenta il sito? «L'Italia va nella direzione sbagliata. Ecco la soluzione»

Il proprietario di Pornhub si esprime sul rapporto tra violenza sulle donne e contenuti hard e consiglia all'Italia cosa fare per bloccare l'accesso ai giovani

Pornhub, a rischio la privacy di chi frequenta il sito? «L'Italia va nella direzione sbagliata. Ecco la soluzione»

di Cecilia Legardi

Solomon Friedman, proprietario di Pornhub e avvocato di formazione, racconta la sua visione dei fatti: pornografia e violenze sessuali, minori e privacy, chi dobbiamo tutelare e come? Ci sono correlazioni tra video hard e aggressioni? Ma soprattutto, perché l'Italia sta seguendo la direzione sbagliata? Cerchiamo di rispondere. 

Pornhub, i minori scavalcano le barriere

Pornhub è il sito di contenuti hard più visto al mondo che si trova adesso in una bufera di dibattiti. La pornografia, nell'ultimo periodo, è stata tirata in ballo più volte quando si è trattato di crimini e violenze sessuali, designandola come uno dei fattori responsabili dell'aggressività degli uomini sulle donne. In Italia se ne è parlato accostandola ai minori, che riescono ad entrare sui siti porno malgrado vengano disposti vari filtri per la maggiore età. Riguardo questo punto, si sta cercando di capire se sia possibile controllare ancor più l'età di accesso degli utenti e disporre ulteriori blocchi. Solomon Friedman si è detto disposto a collaborare con i governi che chiedono il suo aiuto per tutelare i giovani, ma l'uomo ha anche molto altro da rivelare sulla faccenda.

Privacy a rischio per tutti

Solomon Friedman è il fondatore della società canadese Ethical Capital Partners che si è impossessata di Pornhub. L'uomo ha dichiarato a Fanpage: «Non vogliamo minori sui nostri siti, ma nemmeno un meccanismo di verifica inefficiente che mette a rischio i dati degli utenti e può distruggere il nostro settore». In Italia, il piano è quello di bloccare completamente l'accesso ai contenuti hard alle persone minorenni e ad aiutare in questo obiettivo c'è AgCom, ovvero l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Ma la proposta che ha avanzato AgCom per verificare l'età dei frequentatori di siti porno metterebbe a rischio la privacy di tutti: seguendo il principio di age gating, infatti, gli utenti dovrebbero fornire la propria data di nascita a qualunque sito web che visitano. Per il signor Friedman non è questa la strada giusta: così facendo, infatti, «si mette l'utente nella situazione di dover inserire delle credenziali ogni volta che desidera accedere a un sito. C'è quindi un grosso problema in termini di vulnerabilità dei dati. Noi personalmente, come azienda, non crediamo che le persone dovrebbero prendere l'abitudine di consegnare la propria identità o informazioni personali ogni volta che desiderano accedere», ha detto Solomon. Ed è stato osservato che le persone tendono a non tornare più sui siti che chiedono ogni volta le loro informazioni personali e finiscono per prediligere quelli meno sicuri pur di non dover comunicare la propria data di nascita, cosa che non tutela per niente i giovani.

La soluzione che l'Italia dovrebbe adottare

«In Francia abbiamo 8 milioni di visitatori al giorno e abbiamo riscontrato una frequenza di rimbalzo del 99%. Ovvero, 99 visitatori su 100 si sono trovati di fronte alla richiesta di età e l'hanno rifiutata - ha spiegato ancora Friedman - Quindi abbiamo i dati per dimostrare che la proposta italiana dell'age gating non funzionerà». Qual è allora la soluzione? L'avvocato intende appoggiarsi a una tecnologia che esiste già ed è efficace: questa tecnologia «lega la verifica dell'età al dispositivo, non al singolo sito.

Tra gli esempi più familiari ai quali pensiamo c'è l'ID Apple che ti segue da un dispositivo all'altro. Una soluzione del genere proteggerebbe privacy e sicurezza dell'utente. Non può essere aggirata da una VPN e i fornitori di software come Google, Apple, Microsoft sanno già quali sono i siti per adulti da cui tenere alla larga i ragazzi». Nessun sito, hard o no, chiederebbe più informazioni personali, perché i l'accessibilità verrebbe controllata fin dal principio.  

Pornografia e violenza sulle donne

C'è correlazione, secondo il proprietario di Pornhub, tra l'esposizione alla pornografia e la violenza sulle donne? L'uomo cerca di difendere il suo sito, che dà lavoro a migliaia di attori, cameramen, truccatrici, insistendo sul fatto che non è la pornografia il fattore principale che spinge a comportamenti aggressivi. Nelle ricerche che vengono svolte ogni anno riguardo l'impatto del porno sulla violenza e sulla diffusione degli stereotipi di genere, che la società di Friedman controlla continuamente, non è mai stato evidenziato «nessuno rapporto diretto», conclude l'avvocato. Pornhub, in ogni caso, controlla con molta attenzione tutti i suoi contenuti e ha dei rigidi protocolli per quanto riguarda le riprese che non mostrano il momento in cui i due attori si danno reciprocamente il consenso e verso chi cerca di caricare illegalmente video sulla piattaforma. Insomma, l'imprenditore prende le distanze dalle accuse e intende continuare a fare lavoro a centinaia di artisti.  


Ultimo aggiornamento: Venerdì 10 Maggio 2024, 21:53
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