Ilenia Fabbri, uccisa dal marito perché «voleva vedersi riconosciuta diritti di moglie e lavoratrice»

La sentenza che condanna l'ex marito Claudio Nanni e l'amico che l'ha uccisa materialmente

Ilenia Fabbri, uccisa dal marito perché «voleva vedersi riconosciuta diritti di moglie e lavoratrice»

La confessione del sicario ha trovato ampi riscontri nelle indagini, autopsia compresa. Mentre l'ex marito, indicato come mandante del delitto, ha mentito a partire dalle giustificazioni fornite per dare incarico all'altro: di «spaventare la moglie solo per farla desistere dalla causa di lavoro, ma di non farle del male e tanto meno di ucciderla». In sintesi sono queste le motivazioni, depositate con circa un mese di anticipo rispetto ai termini, con le quali la Corte d'Assise di Ravenna - come riportato dai due quotidiani locali - ha spiegato la ragione dei due ergastoli inflitti il 28 febbraio scorso per la morte della 46enne Ilenia Fabbri, la donna sgozzata il 6 febbraio 2021 nel suo appartamento di Faenza, nel Ravennate. Imputati, l'ex marito 55enne Claudio Nanni e l'ex amico di questi, il 54enne Pierluigi Barbieri nato a Cervia (Ravenna) ma domiciliato a Rubiera (Reggio Emilia).

Dopo avere esaminato tutte le testimonianze, la Corte, presieduta dal giudice Michele Leoni estensore del documento, ha delineato il movente: «Con la morte della moglie», Nanni «avrebbe cessato di versare il mantenimento per la figlia» - Arianna, oggi 21enne - «avrebbe evitato di pagare alla moglie le sue spettanze di lavoro, avrebbe venduto la casa come voleva, intascando tutto il ricavato». Un paragrafo è stato dedicato a quella che è stata definita «'sciagurata' ordinanza presidenziale» in ragione al provvedimento legato alla separazione del 21 settembre 2017 dal Tribunale e che avrebbe esacerbato gli animi inducendo i due a una «convivenza forzata». Un «provvedimento abnorme e illegittimo», è stato definito, ma anche «incredibilmente a favore dell'elemento maschile della coppia» con la donna che «fu messa in una situazione di inferiorità e grave esposizione» e con Nanni che «probabilmente ne trasse un senso di onnipotenza e di impunità». In definitiva Ilenia «fu uccisa perché voleva vedersi riconosciuta i propri diritti di moglie e lavoratrice», con implicito riferimento alla causa di lavoro fatta all'ex marito per gli anni trascorsi nell'officina di famiglia.

Quanto alle parole di Nanni circa un mero tentativo solo di spaventare la moglie inviandole il Barbieri a domicilio, sono state bollate come «ennesima riprova della sua assoluta e ineluttabile inattendibilità».

In definitiva «ha dato risposte tutte prive di ragionevolezza, logica, verosimiglianza» cadendo in «continui paradossi, contraddizioni, assurdità, nonsenses». Tutto ciò «depone per la completa fondatezza dell'accusa». Anzi, «basterebbe anche solo il suo esame per ritenere la sua colpevolezza» provata «al di là di ogni ragionevole dubbio». In quanto a Barbieri reo confesso per tre volte - una pure davanti alla polizia che ha svolto le indagini coordinate dal Pm Angela Scorza - ha fornito riscontri e ha riferito cose «che poteva avergli detto solo il Nanni». È attendibile dunque e ha dato un «contributo anche importante alle indagini» ma non ha meritato l'applicazione delle attenuanti generiche «alla luce della estrema gravità dei fatti» per via di «un massacro insistito e cruento». A pesare ci sono pure premeditazione e precedenti. Da ultimo non sono emersi elementi che facciano pensare a un «disturbo psichico» in grado di incidere sulle sue capacità: per questo la richiesta di perizia psichiatrica è stata respinta.

La Corte ha anche inquadrato un'altra vittima del delitto, la figlia Arianna: «Il danno che dovrà subire tutta la vita come un vero ergastolo, non si esaurisce nella perdita della madre: ha perso anche il padre, o comunque la persona che prima credeva essere suo padre».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 11 Maggio 2022, 12:57
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