Licenziata al quinto mese di gravidanza e ora sembra impossibile trovare un altro impiego. Kate Winick racconta il terrore provato quando ha perso il lavoro e la frustrazione dei successivi mesi spesi a inviare candidature e sperare di essere richiamata. Anche quando riusciva a ottenere un colloquio, però, un'altra delusione la attendeva dietro l'angolo: bastava menzionare il fatto che fosse incinta per allontanare la prospettiva di essere assunta.
Lavoro e gravidanza
Kate ha spiegato le sue difficoltà a BusinessInsider, lamentando l'impossibilità di trovare un lavoro a causa della gravidanza. Quando si aspetta un bambino, a quanto pare, non importa l'esperienza decennale e il curriculum perfetto. L'unico elemento che serve per essere scartati è il fatto di essere incinta.
I candidati non sono costretti a informare il recruiter della gravidanza in fase di colloquio e, in realtà, a livello federale è illegale (e discriminatorio) non assumere qualcuno per questo motivo.
«Molte persone (tutti uomini) mi hanno detto che sarebbe andato tutto bene, che le aziende vogliono soltanto assumere il giusto candidato e investire nel lungo termine», scrive Kate in un post pubblicato su LinkedIn. Eppure, dopo aver fatto colloqui per almeno una ventina di posizioni nei tre mesi successivi al licenziamento, nel momento in cui informava il recruiter della gravidanza «il 100% delle aziende passavano dal voler passare allo step successivo» a rifiutarle la possibilità di andare oltre.
«Sono stata incredibilmente ingenua a pensare che nel 2024 fosse finalmente possibile diventare mamma e non essere penalizzate nella propria carriera - scrive Kate -. Non conosco nessuna donna che non abbia incontrato un ostacolo nel suo percorso a causa di questo, che fosse permanente o temporaneo. Sono necessarie delle politiche che supportino le donne che vogliono dei figli e una carriera».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Maggio 2024, 17:12
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